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La paura della paura limita la libertà…..impariamo a “volare”

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La paura della paura limita la libertà…..impariamo a “volare”

“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” M.L.KING Non esistono emozioni positive o negative se vissute e sentite con il cuore. Ogni tipo di emozione ci aiuta a vivere le situazioni nel modo più appropriato, per tanto, non bisogna ricacciarle o abusarne be
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” M.L.KING Non esistono emozioni positive o negative se vissute e sentite con il cuore.   Ogni tipo di emozione ci aiuta a vivere le situazioni nel modo più appropriato, per tanto, non bisogna ricacciarle o abusarne bensì viverle nella giusta maniera, non permettendo ai pensieri intrusivi e alla troppa razionalizzazione di invadere il nostro corpo rendendolo spurio. Questa premessa per dire che la tanto temuta paura di situazioni pensate e previste, ma non reali, è fittizia ed immaginata, non realistica, che ci porta a vivere stati di ansia incompresi che, all’estremo sfociano in attacchi di panico i quali limitano il vivere e la libertà, portandoci a stare isolati con qualcosa che appare ingestibile, una perdita di controllo che spaventa alimentando la paura. Questa consapevolezza ci impone di non perdere il contatto con noi stessi e, respirando, di spostare il focus attentivo sul nostro corpo per evitare alla mente di prendere il sopravvento. Perché si raggiunga serenità e salute corpo, mente e anima devono raggiungere il giusto equilibrio il cui impulso primario origina nel cuore.     La paura di vivere non è altro che una fuga dal nostro corpo per non sentire le emozioni che sono vitali di qualsiasi tipo e colore esse siano. L’intolleranza alla possibilità di provare paura atrofizza il pensiero rendendolo ossessivo e, limitando ed evitando ogni ipotetica fonte di pericolo, si rischia di alimentare il panico.   Questa situazione limita il raggio d’azione dell’individuo costretto ad una situazione di sofferenza, apparentemente immotivata che porta a pensieri e stati d’animo negativi, nonché pensieri ipocondriaci legati allo stato di salute. Pensare a cose negative ed essere completamente concentrato a percepire ogni segnale di paura dal proprio corpo significa chiudere i rapporti con l’esterno, attuando meccanismi di evitamento e abbassando il livello di autostima.       Una possibile via per vivere meglio sarebbe di accogliere le sensazioni di paura senza necessariamente volerle controllare o evitare ma percependole come possibili e, soprattutto gestibili. LA PAURA      Il corpo tende al principio di piacere tenendosi lontano dal dolore e, la paura funge da campanello di allarme davanti ad un pericolo, interno o esterno, preparandoci a fronteggiarlo.   La paura è una emozione primaria, quindi essenziale per la sopravvivenza, che predispone il corpo ad evitare pericoli. Essa è una delle emozioni più antiche e riveste un importante valore adattivo legato alla nostra sicurezza e sopravvivenza. L’organismo valuta la gravità del pericolo che predispone l’allerta, un’attivazione psicofisica “arousal”, che caratterizza una reazione di emergenza. Per quanto una emozione che ci aiuta a superare ostacoli, viene spesso vista come qualcosa da eliminare perché attiva tutte la parti del corpo e diventa incontrollabile fino a sfociare nel terrore. Ed è proprio un’errata valutazione della realtà esterna che, collima con strutture nostre interne che porta l’individuo a viversi in simbiosi con questa emozione. Un modo per vincere la paura è affrontare le situazioni con la paura, questo ci renderà forti. DALLA PAURA ALL’ANSIA Tensione, minaccia e pensieri intrusivi di pericolo portano ad evitare situazioni per controllare e gestire queste sensazioni negative disconnesse da stimoli precisi.    I sintomi tipici dell’ansia sono: sudorazione, tremolio, capogiri, vertigini e tachicardia dettati, spesso, da un’anticipazione infondata di un pericolo o di un evento negativo. L’ansia si distingue dalla paura perché predispone ad un pericolo futuro reale o immaginato creando preoccupazione e apprensione. Utilizziamo questo stato di tensione come riserva di energia per affrontarle le situazioni future e non per prevederle. Un giusto grado di ansia ci permette di essere più attivi e performanti, per tanto, bisogna riuscire a trasformare questa energia in attività produttive che possano aumentare entusiasmo e autostima. La creatività è la via giusta per arrivare ad autorealizzarsi. Disturbo d’ansia generalizzato (DAG) Esso è caratterizzato da ansia e preoccupazione, ingestibili ed eccessive, che dura almeno sei mesi per la maggior parte del giorno. I sintomi principali sono: irritabilità, tensione muscolare, alterazione del sonno, affaticamento, difficoltà di concentrazione, disturbi del comportamento alimentare che comportano una sofferenza psicosociale che si riverbera nelle relazioni e nell’ambiente lavorativo. Disturbo d’ansia sociale (o Fobia Sociale) Paura o ansia di situazioni in cui si è esposti al possibile giudizio degli altri, es. (parlare con altri, affrontare una conversazione, fare un esame, parlare in pubblico, eseguire una prestazione).   La paura è che possano essere evidenti i sintomi di ansia quindi andare incontro a possibili figuracce alle quali conseguono critiche e o giudizi. …..VERSO L’ATTACCO DI PANICO Inaspettato come un fulmine a ciel sereno, con durata massima di 20 minuti, che travolge la persona in sensazioni di catastrofi con conseguenti manifestazioni neurovegetative quali: sensazioni di asfissia, fastidio al petto, nausea, sbandamento e instabilità, paura di perdere il controllo, tachicardia, sudorazione, brividi, parestesia e paura di morire. Queste sensazioni accompagnano pensieri quali la paura di svenire, avere un infarto e o morire. Il temere e l’evitare l’attacco di panico attiva un circolo vizioso tale per cui si alimenta la possibilità che ricapiti, sfociando in un vero disturbo di panico e, semplici sensazioni, quali sonno, stress, stanchezza, etc. possono allertare l’organismo e prepararlo all’ attivazione di un pericolo inesistente. Disturbo di panico Una preoccupazione eccessiva, accompagnata da sintomi somatici e cognitivi quali: sudorazione, tremore, palpitazioni, dolore al petto, sensazione di soffocamento, nausea, vertigini, senso di spossatezza, confusione, brividi, vampate di calore, paura di svenire, impazzire o morire che, se durano per più di un mese, possono diventare un vero disturbo di panico. Il pensiero ossessivo che i sintomi possano ritornare e compromettere la vita psicosociale, nonché l’evitamento e la restrizione relazionale e lavorativa perché si vive con il terrore di sentirsi male nei vari contesti, costringe l’individuo a rifugiarsi a casa, isolandosi, e a concentrarsi su ogni singolo segnale del corpo che possa riattivare l’attacco.    Le cause possono essere svariate, da una predisposizione genetica, a difficoltà professionali e personali, modelli educazionali, traumi, preoccupazione circa la propria salute o dei cari, che, se non affrontati, restano nascosti per poi riattivarsi inaspettatamente.   PAURA, ANSIA E PANICO COME USCIRNE? Psicoterapia umanistica e bioenergetica Ogni disturbo/disagio può diventare invalidante e coinvolgere la persona nel corpo, nella mente e nella vita socio-relazionale.    Un primo passo per alleggerire i sintomi è condividere il disagio con le persone vicine e/o con uno specialista di fiducia.      Inibendo costantemente dolore e rabbia si rischia di sentire solo la paura. L’inibizione di una emozione può manifestarsi in tanti modi e la memoria corporea la conserva trasformandola in tensione.      La terapia umanistica e bioenergetica, ad approccio psico-corporeo che integra corpo e mente, accoglie la persona aiutandola a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni soffocate dandole voce e movimento in una relazione terapeutica basata sulla fiducia e sulla collaborazione e in un ambiente accogliente e protetto.   Ripristinare una relazione in un momento di ansia e tensione significa riprendere i rapporti con l’esterno, uscire dalla “gabbia” e tendere la braccia verso un’altra persona pronta ad accogliere e ad ascoltare.       All’origine di un senso di soffocamento ci potrebbe essere un urlo bloccato che crea un nodo rendendo instabile il respiro e creando formicolii, giramenti di testa, senso di soffocamento a causa di uno squilibrio tra anidride carbonica e ossigeno. INDICAZIONI DA SEGUIRE: - respirare 2-3 volte in una busta di carta per ripristinare il rapporto anidride carbonica-ossigeno e riportare uno stato di calma       - non perdere il contatto con la realtà quindi: togliere scarpe e calzini e sentire il contatto con la terra -stingere le mani di qualcuno oppure poggiarle sulle pareti per non perdere il con-tatto con l’esterno     -mettersi davanti allo specchio in posizione comoda e guardarsi rallentando il respiro fino a riportare la calma -condividere, senza vergognarsene, le sensazioni che si stanno provando permettendo all’altro di sostenerci e starci vicino       -contattare uno psicologo arrendendosi alle proprie fragilità. Tutto ciò per evitare una derealizzazione ed una ulteriore chiusura e repressione delle emozioni che potrebbero alimentare lo stato di sofferenza. Arrendersi al proprio corpo significa condividere, in terapia, l’espressione del corpo con il pianto o con la rabbia e della mente con le parole e i ricordi. I vissuti, repressi, che emergono in terapia vengono resi coscienti e si trova così l’origine di uno stato apparentemente immotivato. Un percorso terapeutico che prevede un viaggio nei vissuti dell’infanzie e della giovinezza ed una reintegrazione di questi nella vita adulta. Amare sé stessi e gli altri significa ammettere le proprie fragilità e arrendersi al proprio corpo e ai propri vissuti abbandonando il controllo e accettando il dolore per poter curare le ferite. L’obbiettivo è di allontanare il senso di inadeguatezza e auto colpevolizzazione che non fanno altro che fossilizzarci nel sintomo e bloccarci nel tempo impedendoci di respirare e vivere.    

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